Quando un’impresa sostiene spese per promuovere la propria immagine o i propri prodotti, sorge spesso un dubbio: si tratta di spese di rappresentanza o di spese di pubblicità?
La differenza non è solo terminologica, ma ha implicazioni fiscali rilevanti: cambia il modo in cui la spesa viene dedotta e la percentuale di detrazione IVA ammessa.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 25143 del 13 settembre 2025) ha riportato chiarezza su questo confine, riaffermando che il criterio decisivo non è la gratuità dell’iniziativa, ma l’obiettivo perseguito dall’impresa.
Attraverso il presente contributo tentiamo di spiegare in modo semplice cosa significa questa pronuncia per le piccole e medie imprese e come un corretto approccio di legal management possa prevenire contestazioni e recuperi fiscali.
La vicenda trattata dagli Ermellini riguardava una società vinicola che aveva organizzato un premio annuale dedicato alla “civiltà del vino”. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deducibilità delle spese sostenute, sostenendo che si trattasse di spese di rappresentanza e non di pubblicità, poiché l’evento non era collegato in modo diretto alla vendita dei prodotti.
La società, al contrario, riteneva che la finalità fosse promozionale. Dopo un lungo contenzioso, la Cassazione ha dato ragione all’Amministrazione finanziaria. Veniva infatti statuito che l’iniziativa non generava un effetto economico immediato, ma mirava a rafforzare la reputazione e il prestigio (branding) dell’impresa.
Il punto di partenza è l’articolo 19-bis1, comma 1, lettera h, del DPR 633/1972, che esclude la detrazione IVA per le spese di rappresentanza, salvo che riguardino beni di costo unitario non superiore a 50 euro.
Sul piano delle imposte dirette, l’articolo 108, comma 2, del TUIR prevede che le spese di rappresentanza siano deducibili solo se inerenti e congrue, come specificato dal Decreto Ministeriale 19 novembre 2008. In particolare, il citato decreto definisce tali spese come erogazioni gratuite di beni o servizi destinate a promuovere l’immagine o le relazioni pubbliche dell’impresa, purché possano generare benefici economici potenziali.
La Cassazione ha ribadito un principio già espresso in altre sentenze (n. 10781/2023, n. 14049/2023, n. 10440/2021): “Il discrimine tra spese di rappresentanza e spese pubblicitarie risiede nella finalità economica e non nella forma o nella gratuità dell’evento.”
In sintesi:
Molte piccole e medie imprese organizzano eventi, sponsorizzano attività o collaborano con influencer senza una pianificazione fiscale chiara. Il rischio è che l’Agenzia delle Entrate riqualifichi le spese in sede di controllo, riducendo o negando la deduzione e richiedendo imposte arretrate, sanzioni e interessi.
Un errore comune è confondere la visibilità aziendale con la pubblicità diretta:un convegno, una cena o un premio possono migliorare la reputazione, ma se non sono collegati a una strategia commerciale immediata non saranno considerati pubblicità, bensì rappresentanza.
Lo Studio Legale Salata, grazie alla propria esperienza in diritto tributario e legal management, consiglia alle imprese di adottare un approccio strutturato:
Ogni iniziativa deve essere accompagnata da un piano che ne descriva gli obiettivi commerciali e i risultati attesi.
L’Avv. Aurelio Salata, promuove ormai da circa 15 anni una visione evoluta della consulenza legale: non solo difesa in caso di accertamento, ma gestione strategica preventiva delle scelte aziendali.
Il Legal Management integra diritto tributario, controllo di gestione e pianificazione strategica, aiutando le imprese a:
Lo Studio Legale Salata lavora con un approccio orientato al risultato:
Questo metodo consente di trasformare la gestione fiscale da mero adempimento a leva di competitività.
Promuovere la propria azienda è essenziale, ma farlo senza una chiara strategia fiscale può diventare un errore costoso.
La Cassazione ha chiarito che ciò che conta è l’obiettivo perseguito:
Con l’assistenza dello Studio Legale Salata, le imprese possono costruire una strategia promozionale efficace, fiscalmente sostenibile e giuridicamente solida, trasformando il rischio di accertamento in un’opportunità di crescita.
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