A fine agosto 2016 Whatsapp ha comunicato ai suoi utenti di aver aggiornato le proprie policy (termini di servizio e informativa privacy) al fine di consentire la condivisione dei dati acquisiti dai fruitori dell’App con la società che gestisce Facebook, nel cui gruppo, dal 2014, è entrata a far parte anche l’applicazione di messaggistica.
In particolare veniva reso noto che oggetto della condivisione sarebbero state le informazioni sull’utente, quali il suo numero di telefono e le liste di amici, con l’espressa intenzione di adoperarli anche per migliorare i propri servizi e l’esperienza degli utenti.
L’operazione non ha mancato di destare l’interesse dell’Autorità Garante della Privacy la quale ha avviato sul tema un’istruttoria, richiedendo preliminarmente a Whatsapp chiarimenti in ordine a:
Colpisce, in particolare, la genericità delle nuove policy nonché del consenso raccolto dall’App verde, che potrebbe apparire in contrasto con quanto richiesto dal terzo comma dell’art. 7 D.lgs. 196/2003, il quale prevede che l’interessato debba sempre poter ottenere l’indicazione, tra gli altri, delle finalità e modalità del trattamento nonché con il successivo quinto comma del medesimo articolo, in virtù del quale all’interessato deve essere assicurato il diritto di opporsi al trattamento di dati personali che lo riguardano a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.
Sebbene infatti Whatsapp abbia apertamente escluso qualsiasi uso dei contenuti condivisi dai propri utenti e che questi non saranno in nessun caso visualizzabili sulla piattaforma social, il timore diffuso è che i dati raccolti potranno essere adoperati per finalità di marketing, quali l’affinamento e la personalizzazione dei contenuti pubblicitari diffusi dal social network.
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