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Data Aggiornamento: Febbraio 2024

Il patto di non concorrenza, requisiti e rischi

Che cosa è il patto di non concorrenza?

Il patto di non concorrenza (art. 2125 cc) è l’accordo attraverso il quale il Datore di Lavoro ed il Lavoratore subordinato stabiliscono di inibire l’attività del Lavoratore, in concorrenza con il Datore di Lavoro, per un certo periodo di tempo successivo alla cessazione del rapporto.

Quando si può stipulare il patto di non concorrenza?

La stipula del patto di non concorrenza rappresenta un elemento non essenziale del contratto di lavoro, ed è rimessa alla volontà delle Parti.

Quali sono i requisiti del patto di non concorrenza?

L’inibizione prevista dal patto di non concorrenza è soggetta a limiti precisi.

Essa deve riguardare attività determinate, settori merceologici ben definiti, un determinato ambito territoriale e un certo arco di tempo. La limitazione, oltre ad essere adeguatamente compensata, deve comunque lasciare residui apprezzabili margini di attività al Lavoratore, per evitare che la sua capacità lavorativa dopo la cessazione del rapporto venga compromessa.

Quali sono i principali criteri da rispettare perché il patto di non concorrenza sia valido?

La Cassazione, con diverse pronunce tra cui la sentenza n. 23418 del 2021, ha ribadito alcuni principi relativi al patto di non concorrenza.

  • Il patto di non concorrenza non deve necessariamente limitarsi alle mansioni espletate dal lavoratore nel corso del rapporto, ma può riguardare qualsiasi prestazione lavorativa che possa competere con le attività economiche svolte da datore di lavoro;
  • L’attività inibita può riguardare qualsiasi settore merceologico in concorrenza al datore di lavoro, che deve essere ben individuato;
  • Il patto non deve essere di ampiezza tale da comprimere la concreta professionalità del Lavoratore e da comprometterne la potenzialità reddituale;
  • Il patto deve prevedere, in favore del Lavoratore, un corrispettivo proporzionato al sacrificio richiesto ed alla riduzione delle sue capacità di guadagno;
  • Il corrispettivo del patto di non concorrenza può essere erogato anche in corso di rapporto di lavoro.

Ho stipulato un patto di non concorrenza che non rispetta i requisiti. Che cosa succede ora?

Il patto di non concorrenza può essere dichiarato nullo. Le ipotesi più frequenti di nullità sono le seguenti.

  • Se il patto non è sottoscritto da entrambe le parti;
  • Se non è pattuito un adeguato corrispettivo a favore del Lavoratore;
  • Se il vincolo non è contenuto entro determinati limiti di oggetto, di tempo e di luogo;
  • Se non è ben individuato il settore merceologico di riferimento.

Quali sono i rischi per il Lavoratore che non rispetta il patto di non concorrenza?

Il patto di non concorrenza può prevedere una penale a carico del Lavoratore nel caso di mancato rispetto del patto.

Anche la penale deve essere adeguata ai compensi concordati. Una eccessiva quantificazione della penale può essere ridotta ad equità dal giudice su istanza della parte interessata, se ne sussistono i presupposti.

Può essere anche prevista la facoltà per il Datore di Lavoro di verificare il rispetto del patto, attraverso l’obbligo del Lavoratore di comunicare ogni eventuale impegno di lavoro assunto durante la vigenza del patto medesimo, prevedendo il pagamento di penali per ogni giorno di ritardo nella comunicazione.

Il datore di lavoro può altresì utilizzare una forma di tutela contro la violazione del patto di non concorrenza: si tratta della cosiddetta “azione inibitoria” ex art. 700 del Codice procedura civile, volta a far cessare al Lavoratore la condotta concorrenziale.

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